Roma, non scordiamoci lo scandalo Affittopoli

Le recenti vicende di Affittopoli sono la dimostrazione del radicamento di un sistema di agire che dalla politica corrotta va ai cittadini che approfittano di qualsiasi occasione per lucrare sulle spalle degli altri. Il fenomeno è tanto più vasto quando l’oggetto è il patrimonio disponibile di un ente pubblico, negli ultimi casi il Comune, sul quale può disporne la destinazione, commercializzarlo, locarlo, venderlo trattandosi di immobili o terreni non destinati a pubblico servizio. In questo caso dovrebbero essere rispettati parametri e procedure. Come è possibile allora che si protraggano posizioni anomale per così lungo tempo? Chi doveva controllare e, una volta individuate le irregolarità, quanto tempo è necessario per far tornare tutto alla normalità? Gli echi sulle vicende delle case del Comune di Roma affittate illegalmente o a canoni irrisori e dell’Ater regionale, dopo i primi indignati momenti dell’opinione pubblica, sembrano smorzarsi. La filosofia è che, trattandosi di immobili affittati da decine di anni, sarà arduo risalire alla ratio della contrattazione fatta a suo tempo. Mettere ordine, però, è doveroso e toccherà al futuro Consiglio comunale legiferare sia in materia del pregresso sia in ordine al varo di nuove regole chiare e logiche per il futuro.

La questione della casa resta un punto delicato per la maggioranza degli italiani e in particolare per gli abitanti delle grandi città. A Roma si è entrati in piena campagna elettorale per il Campidoglio. Le politiche abitative come quelle della mobilità e della sanità dovrebbero entrare nelle piattaforme di tutti gli schieramenti. Il problema è con quali progetti e soluzioni intendono risolvere problemi essenziali della vita quotidiana.

 

 

 

 

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